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Processo? Da Marzo 2011 si cambia ritmo. Non è uno slogan pubblicitario ma una delle importanti novità che il prossimo anno investirà tutti coloro che decidessero di intentare una causa civile. Il nuovo ruolo della conciliazione sarà giocato da un organismo deputato che tenterà prima della nascita di una controversia in ambito civilistico di portare allo stesso tavolo i “contendenti” per verificare le possibilità di trovare un accordo. A partire da marzo 2011 pertanto tutti avvisati: prima si concilia.

Ecco dunque una riforma che obbliga, prima di ricorrere alla causa civile, a rivolgersi ad un professionista denominato conciliatore (riconosciuto dal ministero e dunque in possesso dei titoli abilitanti) per dirimere la controversia prima di passare al normale iter del processo civile. In questo modo si potrà porre un primo passo per risolvere più velocemente la questione oggetto del contenzioso, cercando di riportare a ragionevolezza le parti senza arrivare al processo civile. D’altro canto la riforma prevede anche un utile ritorno in termini di tempi sia per i contendenti che per i tribunali. Si potrà dirimere un disaccordo (più o meno intenso e complesso) con tempi più rapidi, sollevando l’iter civile dall’istruzione di nuove cause.

Per tutti coloro che, speranzosi di poter trovare una ben più “conciliante” (è il caso di dirlo) soluzione alle liti che li assediano da tempo, il riferimento normativo è il decreto legislativo n. 28 risalente al 4 marzo 2010.

TB 01/08/2010

E’ uscito in questi giorni il risultato dell’indagine Italy Equity Confidence Survey, che come ogni semestre tende ad analizzare le aspettative degli operatori italiani attivi sul fronte dei fondi di investimento. Deloitte Financial Advisory Services ha interpellato i principali fondi di Venture Capital e Private Equity attivi in Italia per cercare di capire quali siano effettivamente le prospettive per l’anno che sta iniziando, quali timori e reazioni in relazione al delicato momento storico-economico che stiamo attraversando. Si delinea un quadro generalmente più roseo delle aspettative rispetto all’anno che abbiamo appena lasciato.

Il primo dato emergente, supportato da oltre la metà del campione considerato riguarda l’attesa di un maggior equilibrio nel settore tanto da indurre a sperare gli operatori che la crisi del settore sia risolvibile entro la fine dell’anno. Potrebbe essere considerazione di questo pensiero anche il rilevante numero di fondi operativi in Italia, passato dal 32,3% al 39,7%. Una delle problematiche che ha rivestito maggior peso nell’ambito del panorama finanziario dei fondi di investimento, non solo italiani, è certamente rappresentato dalle partecipazioni e acquisizioni “in pancia” che ovviamente dinanzi alla depressione economica non hanno potuto essere dismesse per evitare forti perdite di investimento e minusvalenze.

In realtà anche relativamente a questo aspetto gli operatori si auspicano un panorama più roseo prevedendo una maggiore stabilità dei prezzi di cessione. Un dato che viene seguito dall’affermazione tra le way out privilegiabili di trade sale (41%) e write off (29.5%). Obiettivo dei fondi è anche quello di dedicare maggiore tempo allo scouting di nuove opportunità, privilegiando le operazioni di expansion come miglior settore di riferimento per quasi il 62% degli intervistati.

TB 15/01/2010

Mercoledì, 19 Gennaio 2011 17:10

Giornate dell'economia cooperativa

Si è inaugurata oggi la prima delle "Giornate dell'economia cooperativa" con l'intervento del Presidente di Legacoop Lombardia Luca Bernareggi che ha subito portato l'attenzione sull'importanza che questa due giorni di dibattito come un'occasione non fine a se stessa ma punto di partenza per lo sviluppo di riflessioni sulla vita delle imprese cooperative e sul futuro. In particolare è stata posta l'attenzione sul tema del lavoro, che come sottolineato anche da Giuliano Poletti, Presidente di Legacoop, nelle cooperative non è oggetto di delocalizzazione perchè "non vogliono e non possono farlo".

Luca Bernareggi ha ulteriormente sottolineato il valore che viene riconosciuto al lavoro, al rispetto della legalità come fonte di emancipazione, l'attenzione verso l'analisi degli scenari odierni e la valorizzazione dei punti di forza delle cooperative ma anche la considerazione dei loro punti di debolezza per trovare soluzioni che orientino ad una maggiore competitività nel sistema economico.

Le cooperative infatti sono inserite in un contesto da cui non possono prescindere e devono puntare sulla loro professionalità, organizzazione e territorialità tenendo conto tuttavia del fatto che questo ultimo aspetto rappresenta anche un punto di criticità per la presenza meno forte in alcune regioni e il rischio di "dispersione".

Poletti ha inoltre ricordato l'impegno che Legacoop profonde per la valorizzazione del lavoro sottolineando la creazione nell'ultimo decennio di ben 500 mila posti di lavoro.

TB 13/01/2011

A seguito dei recenti provvedimenti relativi alla privatizzazione delle municipalizzate, penso sia utile tornare sul tema. Partendo da un mio articolo precedente scritto a seguito del “Decreto Lanzilotta” e modifiche successive.

Oggi come allora , schematizzando, trattasi del tentativo di “alleggerire” la presenza nei servizi pubblici da parte dei comuni o più in generale degli enti pubblici territoriali.

Ora c’è anche un disposto normativo che obbliga gli amministratori comunali a disinvestire le partecipazioni detenute nelle municipalizzate, il DL 112 del 2008.

La critica (spesso levata di scudi) che più spesso viene esposta riguarda l’impossibilità da parte degli enti pubblici di dismettere le proprie quote/azioni in tempi così brevi da non consentire una corretta valutazione del procedimento e un’inflazione di offerta sul mercato che ne penalizzerà oltremodo la valutazione.

Non credo si possa ritenere del tutto infondata tale obiezione, ma come sempre facciamo nei nostri articoli, vorrei proporre una possibile soluzione in grado di conciliare tutte le esigenze delle parti in causa (amministratori che lamentano il danno e legislatore che vuole il distacco dal cordone ombelicale delle municipalizzate).

La proposta

Utilizzare un veicolo di investimento chiamato SGR capitale ridotto (meglio noto come SGR Universitaria) come da provvedimento Banca d’Italia del 18/7/2001. Il veicolo i questione è estremamente versatile ed efficiente sotto vari punti di vista:

  1. Presenta notevoli agevolazioni fiscali (si veda nello specifico l’approfondimento dell’articolo “SGR capitale ridotto: una soluzione per la privatizzazione delle municipalizzate”, Family Office febbraio 2008); 
  2. Eccellente profilo di investimento. Limitata necessità di capitale rispetto ad altre SGR; 
  3. Corporate Governance già impostata sulla prevalenza del soggetto pubblico; 
  4. Arena competitiva e di osservazione del controllo più agevole da controllare da parte del governo centrale; 
  5. Spazio immediato per cercare una compartecipazione dei privati fino al 49% di capitale ma con robusta corporate governance.

Certo trattasi di compromesso, ma come nella nostra normale vita familiare, spesso il compromesso rappresenta la miglior soluzione per conciliare interessi configgenti.

Il legislatore non otterrebbe un immediato distacco (desiderato) dei comuni dalla proprie municipalizzate, ma un deciso riordino certamente si. Pensate solo al numero di consiglieri che si andrebbero a ridurre (I consiglieri dovrebbero essere quelli della SGR in primis, ma in ogni caso per la nomina andrebbe trovata una mediazione nell’ambito dell’attività di gestione della partecipata confluita nel fondo gestito dalla SGR).

L’attività di controllo politico (sinergica con il controllo comunque esercitato da Banca d’Italia) sicuramente renderebbe più semplice isolare le situazioni che spesso si sono rivelate “buchi neri” di risorse finanziarie.

I comuni invece troverebbero immediato adempimento rispetto a quanto voluto dal legislatore senza inutili battaglie tra istituzionali.

Manterrebbero la capacità strategica di coordinamento e controllo (seppure mediata)

Eviterebbe il pericolo di svendita che tanto ha destato preoccupazione tra gli amministratori locali.

Quindi abbiamo tutti gli ingredienti tecnici per “cucinare” una soluzione che possa soddisfare i palati di tutti i commensali.

Solo su un elemento rimaniamo in attesa di conferme: la buona volontà di tutti nel cercare di trovare una soluzione concordata e non afflittiva, che risponda al beneficio della comunità.

200311 Marco Arcari www.finanzastraordinaria.it  docente universitario Investment techniques www.uniese.it docente universitario Corporate Finance www.uniese.it

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