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Martedì, 16 Novembre 2010 22:58

Due domande a Marco Arcari

Due domande a...Marco Arcari (fondatore finanzastraordinaria)

Perchè Finanza Straordinaria?

La piattaforma Finanza Straordinaria è stata fortemente voluta ed è il frutto di diverse considerazioni. Nella fase di transizione tra la mia attività di quotazioni in Borsa al mio passaggio alla gestione di un Fondo di Private Equity, ho avuto modo di scontrarmi con tutta una serie di inefficienze che ostacolano e rallentano (talvolta impedendolo) il completamento del deal. Contrariamente ai titoli quotati nel Corporate Finance non vi sono trasparenza, liquidità e rapidità nel ciclo dell'informazione. Un altro elemento fortemente ostativo è il duro presidio del cliente. Con Finanza Straordinaria, voglio dare una risposta a questi problemi fornendo una soluzione concreta e operativa e dando voce ad un elemento che, fermo restando il valore della riservezza, ritengo essere fondamentale: il Network.

Da dove nasce l'idea?

L'idea nasce dalla mia attività di docente universitario. L'intento è quello di ridurre le asimmetrie informative rispettando contemporaneamente le esigenze del lavoro di advisor. Il motto del sito che vi voglio proporre è infatti: "riservatezza come dogma, segretezza come limite".

Mercoledì, 08 Dicembre 2010 11:01

Invito ai lettori

Nata come iniziativa di ambito universitario del nostro fondatore, finalizzata alla riduzione delle asimmetrie informative del mercato della finanza straordinaria, la piattaforma, no profit, si e' evoluta aggregando diverse competenze nel campo della comunicazione e dei contenuti.

Attualmente il Team di finanzastraordinaria.it e' composto da 6 persone, piu' tutti voi che ci state leggendo e continuate a contribuire alla vigorosa espansione registrata in questa prima fase di lancio.

Vorremmo darvi una opportunita' in piu' di fare "squadra" con il Team: mandandoci i vostri contenuti (articoli, ricerche, approfondimenti).

Una importante occasione di crescita per il portale, i suoi lettori, la vostra visibilita' e autorevolezza.

Siamo a vostra disposizione per qualsiasi informazione e per tutte le nuove idee che possano migliorare la piattaforma e renderla sempre piu' vicina alle vostre esigenze e aspettative.

Per contatti cliccare qui

Per le informazioni sul funzionamento del portale potete inoltre consultare le Faqs.

Domenica, 19 Settembre 2010 12:53

Andamento mercato M&A

Prendendo spunto dal Rapporto Mergers & Acquisitions, analizzeremo le operazioni di fusione ed acquisizione con esclusivo riferimento a quelle che hanno coinvolto aziende italiane e che si sono finalizzate nell’arco del 2008, e per le quali sono disponibili informazioni di pubblico dominio.

Le statistiche a livello mondiale ed europeo del mercato M&A sono state realizzate utilizzando la base dati di Thomson Financial. E’ importante rilevare che le “notizie economiche” e il “pubblico dominio” cui fa cenno come premessa metodologica la ricerca KPMG pone la stessa esclusivamente in un’ottica di Proxy per difetto del reale valore di mercato. In effetti il mercato che realmente si sviluppa nell’M&A ma che non passa per i media in Italia è stimabile come largamente maggiore rispetto a quanto illustrato dalla ricerca. Non esiste una ricerca ufficiale del mercato delle transazioni in Italia (solo il registro imprese avrebbe la base dati necessaria) ma puramente a titolo qualitativo e indicativo riportiamo l’elenco player italiani del mercato in Italia.

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Fonte: Thompson Financial

Incrociando questi dati con quelli emersi dalla ricerca KPMG appare in tutta evidenza come siano totalmente assenti la quasi totalità delle società di M&A advisory italiane che verosimilmente non usano uffici PR per le proprie comunicazioni al mercato ma continuano a macinare utili ed operazioni da anni. Per meglio capire quanto affermato si prenda la posizione KPMG nella classifica Thomson, KPMG è sostanzialmente l’ultimo player “italiano” del settore M&A per valore transazioni.

La visibilità sulle operazioni è tutta verso l’alto del mercato mentre nel Mid Market (il target di riferimento di www.finanzastraordinaria.it) con decine e decine di operatori attivi non si ha traccia. Non essendoci analisi di mercato “ufficiali” ci limitiamo a questa mera evidenza prospettata, ma anche partendo dalla base dati di www.finanzastraordinaria.it, primo sito per i professionisti della finanza straordinaria in Italia, riteniamo che il mercato reale sia di sicuro un multiplo di quanto prospettato dalla ricerca KPMG.

Concludendo diamo un dato del sito sopra citato. Quasi mille professionisti hanno dichiarato di possedere un’attività professionale nel campo della finanza straordinaria che dalle previsioni di mercato rappresentano circa il 30% del relativo mercato in Italia (2500-3000) Gli Advisor invece presenti su www.finanzastraordinaria.it sono circa 75, dei 250 che abbiamo stimato essere l’intero panorama degli operatori aventi prevalente attività nella finanza straordinaria in Italia. Il tasso di sovrapposizione con la classifica sopra riportata è quindi inferiore al 2%, rendendo chiaro il fenomeno della presenza di una vasta area del mercato che non vi è odo di intercettare con le statistiche ufficiali.

Mercato M&A a livello globale: trend storici del Merger and Acquisition

Dopo quattro anni di crescita ininterrotta (2004-2007), culminati con l’eccezionale risultato conseguito nel 2007, nel 2008 la recessione mondiale innescata dalla crisi dei subprime ha determinato una battuta d’arresto del mercato globale M&A, sia in termini di volumi che di valore (28.506 operazioni completate per un controvalore complessivo di USD 2.663 mld).

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L’attività cross border, sebbene in contrazione rispetto al 2007 in termini assoluti (-20% in valore e -7% in volume), ha rappresentato a livello mondiale il 50% del controvalore delle operazioni concluse nel 2008, in crescita rispetto al dato del 2007 (45%). L’Europa, nonostante la diminuzione di circa il 29% nel controvalore, anche nel 2008 ha fatto registrare la più intensa attività M&A cross border (intesa come insieme sia delle acquisizioni o fusioni europee all’estero che degli investimenti esteri in imprese del vecchio continente) con quasi 5.300 operazioni completate per un controvalore complessivo di circa USD 800 mld. Mercato europeo M&A: trend storici del Merger and Acquisition L’attività M&A in Europa, comprendente sia le acquisizioni effettuate all’estero che gli investimenti esteri aventi per oggetto imprese europee, nel 2008 ha mostrato segnali di tenuta nonostante la crisi che ha coinvolto i mercati mondiali: nel complesso sono state completate 11.308 operazioni per USD 1.393 mld pari ad un controvalore medio per acquisizione di USD 123 milioni (-13% rispetto al dato del 2007).

Andamento_mercato_3_FILEminimizerCome si è già evidenziato nel paragrafo dedicato al mercato mondiale, l’attività cross border in Europa nel corso del 2008, nonostante un calo in valore del 29% rispetto al 2007, ma in crescita sui dati 2006 e 2005 (rispettivamente +7% e + 16%), si è attestata a USD 800 mld, a fronte di 5.300 operazioni completate, e ha rappresentato il 56% dell’attività M&A complessiva (era il 67% nel 2007); le operazioni domestiche (“Europa su Europa”) e si sono mantenute numericamente in linea con quelle realizzate negli anni precedenti e hanno pesato per il 53% sul totale dei deal conclusi nel 2008.

Mercato M&A in Italia: trend storici del Merger and Acquisition

Dopo aver archiviato un 2007 da record (Euro 148 mld), il mercato italiano delle fusioni e acquisizioni ha dovuto fare i conti con la difficile fase del ciclo economico del 2008 che ha determinato un importante calo in termini di controvalore delle operazioni. In questo scenario, che del resto è in linea con l’andamento internazionale e riflette il quadro d’incertezza legato alla crisi finanziaria, si registrano comunque alcuni dati positivi ed in controtendenza come ad esempio l’aumento del numero delle operazioni concluse nell’anno (495 vs 459 nel 2007) e la conferma/rafforzamento del fenomeno dell’internazionalizzazione che ha interessato le aziende italiane (123 vs 121 nel 2007).

Andamento_mercato_4_FILEminimizerIn particolare, a causa del complesso scenario macro-economico e della globalità della stretta creditizia, nel 2008 sono state chiuse operazioni per soli Euro 56 miliardi in diminuzione del 62% rispetto all’anno precedente, quando invece si era toccato il record di Euro 148 miliardi. Per vedere un controvalore così basso bisogna risalire agli anni 2002 e 2004. La crisi, che ha fatto sentire i suoi effetti soprattutto sulle grandi transazioni, ha riaffermato il paradigma che vuole che il nostro Paese sia contraddistinto da operazioni di middle market di dimensione più contenuta. Nel periodo considerato, infatti, sono state chiuse 495 operazioni con un sorprendente aumento del 8% rispetto alle 459 finalizzate nel 2007, per un controvalore medio per transazione di Euro 113 mln. Questo conferma come le fusioni e acquisizioni in Italia, anche in una fase difficile del ciclo come quella attuale, siano funzionali a processi di consolidamento industriale soprattutto nel mondo della piccola e media impresa dove il tema della crescita dimensionale rimane una priorità strategica.

Il cross border, poi, si sta confermando sempre di più come uno dei fattori distintivi del mercato M&A italiano, sia in entrata che in uscita. Sono state infatti 239 le operazioni Italia su estero ed estero su Italia, pari a circa il 48% del totale e al 57% in termini di controvalore

Andamento_mercato_5_FILEminimizerIn generale, sul numero di operazioni risulta interessante osservare che i dati rilevati negli ultimi anni esprimono un trend che vuole le aziende sempre più orientate a target al di fuori dei confini nazionali, per cui gli stranieri si rivelano interessati alle aziende italiane, mentre gli italiani a quelle oltre confine. In particolare:

• le acquisizioni Italia su Italia, in crescita costante fino al 2004 (71%), si sono ridotte fino al 52% del totale nel 2008, rappresentando la percentuale più bassa mai registrata dal 1999;

• le transazioni Italia su Estero, con un andamento altalenante fino al 2005, hanno registrato negli ultimi anni una crescita costante arrivando a pesare fino al 25% del totale delle operazioni 2008;

• le acquisizioni Estero su Italia, che fino al 2005 (19%) erano le più rilevanti nell’ambito del cross border, a partire dal 2006 hanno lasciato il primato alle operazioni Italia su Estero (25% nel 2008).

Mid Market M&A

Scendendo di dimensione delle operazioni (per la ricerca Thomson l’operazione è da considerarsi media sino a 500 milioni di $) nel seguito alleghiamo i dati più recenti disponibili. Ancora una volta appare evidente come il panorama analizzato sia solo una esigua minoranza delle operazioni realmente realizzate, solo 77 operazioni. Il numero maggiore di operazioni di Merger and Acquisition, fatto da advisor italiani, praticamente non è recensito. Non ha evidenza stampa. Valgono quindi ancora tutte le considerazioni sopra effettuate.

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Fonte:Thomson Reuters

Il ruolo dei Private Equity nel mercato M&A

I fondi di Private Equity, nonostante il “credit crunch”, si confermano attivi sul mercato italiano con circa il 20% del totale dei volumi. L’attenzione di questi investitori si è concentrata su imprese di dimensioni medio-piccole, per un controvalore complessivo di circa Euro 6,2 miliardi. In questo comparto l’operazione più rilevante è stata l’acquisizione di N&W Global Vending da parte dei fondi Investcorp e Barclays per circa Euro 600 milioni. La relativa “giovinezza” del mercato e il suo orientamento alle piccole medie imprese, elementi distintivi dell’industria del Private Equity in Italia, hanno permesso di arginare gli effetti della crisi nel nostro Paese, che anche nel 2008 è stato in grado si attrarre l’attenzione sia di fondi domestici che di caratura internazionale.

15/03/2010 MA finanzastraordinaria.it 2010

Domenica, 19 Settembre 2010 13:06

Brics export

Export orientation is one of the most important strategy in the economical politic system of a country. From exportations depend the increasing of GPL and the economic growth. Also we have to consider a second important point on this paper: export orientation could improve the growth of a country only if the Government has implemented many reforms in different ways: economy, laws, fiscal, politic and social system. Why we can affirm that a politic centered in exports could increase the country's growth? There are many answer to this question and we have observed many of them also during our studing about the Brics.

Many countries, like China, do not have a sufficient domestic consumption. So they can find in exportations a way of success. China is a country with high population density but is not able to absorb and consume its whole production. So the Government has focused on exports, as we can understand in the text and figure below [for references see referrals after the figure 9]

“The low age dependency ratio and a large rural population in China imply a small domestic market. Accordingly, the excess-supplied manufacturing goods have to sell abroad. This process was accelerated after China joined in the WTO and fully integrated itself in the world economy. This is clear in Figure 9 that presents China’s export and import data for the period 1950-2007.”

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[Source: Labor, Demography, and the Export-Oriented Growth Model in China Yang Yao1, Miaojie Yu2 - National School of Development (NSD) & China Center for Economic Research (CCER) Peking University, China, July 31, 2009 page 13]

Instead, Brazil has a population of 160 million people and is able to concentrate more and distribute their production has therefore more likely to develop an engine for domestic consumption. An export policy allows a country to go outside its boundaries and to focus on products that boast a level of competitiveness and efficiency as to gain market share.

In this way a state can obtain a price leadership or product in a market. Following the economic theory of comparative advantage, it can be argued that state A specializing in the production of cars and a state B specializing in rice cultivation, can earn from a focused export policy considerable economic success. State A can enhance the excellence as a leader in the production of tecnology without investing in self-cultivation of rice that it can acquire from B. 

These comments show another strong point to support the view that exports are a source of growth for a country: an intelligent policy can ensure the development of best practice production, expansion of the production potential is also high standards of living for the population (higher is the gross domestic product, the greater the guarantee of welfare, employment and wages.

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[Source: International economics. Andreas Freytag and Sebastian Voll, “Combat Protectionism – the only chance for emerging economies to become a major player”, page 99]

The increase in current assets and gross domestic product determined by exports has two consequences: an increased entry of foreign capital both for the purchase of exported goods and for investment in the territory and the opportunity for local companies to expand with new offices abroad. See the example of China focused on export: the Chinese acquires foreign firms already technologically structured because it does not have the technology in-house (just to cite one case, remember the acquisition of Volvo and Hammer in automotive industry). 

Another factor is the encouragement of local businesses which, thanks to funds earned from exports can grow and develop. In this way it is possible to create new start up in the country and to test new business ideas. The growth through foreign trade, however, may not be in a "spontaneous" way only but must be considered the result of internal and external factors that affect the territory.

The internal means are all measures taken by the government so that economic growth will find fertile ground on which to take root. The path of laws, reforms (tax, legal, economic, social and political) that have characterized all the BRICS countries, to prepare the country to the introduction of the free market were crucial.  

But encouraging the development of foreign trade have also contributed external factors such as the conventions. Brazil and Argentina have created Mercosur to promote exports with the neighboring regions (Paraguay and Uruguay). Another important system is represented by the WTO which sets rules to boost exports. As we saw in the case of China, access to the WTO, preceded by many internal reforms, has allowed exports to grow due to the specific policy on trading, currency, etc.  

The agreements between states are both a cause both an effect of an export policy. This is an effect because the states have a strong incentive to initiate arrangements for international trade and to ensure the rules but also the benefits to member countries. The agreements are necessarily a cause because the states that apply a policy-oriented exports should have reached a minimum stage of development for adhering to international conventions. The presence on the territory of a path of economic growth, regulatory, legislative, fiscal and social is the essential step to set an economic policy geared to export products, both to determine substantial growth. Therefore if the Government has created a path of radical reforms, has already built a solid foundation for anchoring economic policy options beneficial.

TB finanzastraordinaria.it 3 Marzo 2010

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