Roberto Crepaldi

Roberto_CrepaldiIntervista Roberto Crepaldi – Fondatore CR&S Roberto Crepaldi imprenditore milanese doc, un amore per i motori ereditato dal padre Gastone al cui fianco ha iniziato a lavorare giovanissimo, nel concessionario Ferrari per la Lombardia. Sale alla guida della sua prima moto a 12 anni e scopre la passione per le due ruote che, oltre a svago personale, diventerà attività lavorativa come distributore per l’Italia di Harley-Davison prima e importatore di Triumph ed Husqvarna poi. Decide di fondare un’azienda tutta sua e con CR&S realizza il suo sogno: “Vun” e “Du”, moto milanesi, costruite come un prodotto sartoriale e dai nomi.

La vostra azienda è un unicum: la sola casa produttrice di moto a Milano.

La Lombardia fatta eccezione per alcuni nomi importanti come Agusta, Husquarna, ha subito una depauperazione delle sue radici industriali più profonde. Oggi è maggiormente conosciuta per la moda e il design piuttosto che per l'industria manifatturiera che pure ha rappresentato un'eccellenza nel passato.

La sua moto è intimamente milanese, tanto da portare nomi dialettali come “Vun” e “Du”[ndr: uno e due]. Cosa le piacerebbe che comunicasse di Milano e della sua cultura del saper fare al mondo?

Da Leonardo da Vinci in poi Milano ha avuto una tradizione dell'eccellenza, mi faceva piacere riprendere questa tradizione tipicamente milanese. Non dimentichiamo che siamo stati una grande fucina di artisti, il Rinascimento è un periodo di mecenatismo celebrato in tutto il mondo e che ha coinvolto le più grandi città del nostro paese Milano, Ferrara, Firenze, Roma, Venezia, Mantova. Per celebrare l'Unità d'Italia abbiamo creato una moto apposita. Mi auguro che questo senso di unità di valori che ci hanno fatto brillare nel passato sia recuperato.

Come avete trasferito i valori lombardi nel vostro lavoro?

Un misto tra buon gusto e tecnica, razionalità ed emozionalità, un buon cocktail di cose. L'ingegnere da noi è molto più poliedrico che nelle aziende “tradizionali”: non si limita a pensare alla forma in economia di scala ma ha grande spirito di iniziativa, questa è la nostra forza. E' una cosa tipica dei lombardi avere una mentalità aperta, poliedrica che pensa un passo avanti e che però tiene in forte considerazione le proprie radici, la propria cultura di appartenenza. E' questo rispetto che ci permette e ci ha permesso di creare prodotti d'eccellenza che respirano un gusto lombardo del saper fare con emozione apprezzato anche in tutto il resto del mondo. Un prodotto tipicamente lombardo ma che supera per il suo valore i confini geografici.

I dati appena pubblicati sul mercato motociclistico segnano un -30%. Come vede la situazione da insider?

Il mercato motociclistico negli ultimi due anni è stato penalizzato dalla crisi mondiale. Si è registrato un calo in ordine al 30% a livello globale e anche le grandi case produttrici storiche hanno risentito del contraccolpo. BMW e Harley Davison hanno maggiore tenuta sul mercato perchè hanno scelto di posizionarsi in un settore di nicchia. Le quattro grandi giapponesi riescono a raggiungere numeri ancora importanti grazie alla produzione e vendita di scooter, segmento di mercato in minor flessione rispetto a quello delle moto. Triumph e Ducati registrano risultati migliori delle giapponesi.

Il mercato delle moto più abbordabili ha calato fortemente il suo fatturato, fagocitato interamente dagli scooter. Le moto d’alta gamma invece resistono perché rivolte ad un pubblico di motociclisti “praticanti” e appassionati. Tutti noi per esempio siamo innanzitutto motociclisti praticanti e convinti, per cui nelle moto riversiamo questa passione, nelle caratteristiche estetiche, nella componentistica, nelle funzionalità e prestazioni.

Lei ha fondato una vera e propria start up con tutte le difficoltà del caso. Quali sono state le vostre fonti di finanziamento?

La nostra azienda si fonda esclusivamente su capitali dei soci. Le banche e i fondi sono decisamente più interessati a canali di investimento che determinino un maggiore e immeditato rendimento.

Uno spunto che merita una riflessione. Come possono realizzarsi lo sviluppo imprenditoriale e il supporto alle imprese che si auspicano da più parti, quando il fondatore si trova già dall’inizio ad affrontare ostacoli che non può aggirare? Chi non avesse (e parliamo della maggior parte dei casi) un proprio capitale da investire, unitamente a quello di uno o più soci, si troverebbe porte sbarrate a partire dall’accesso al credito bancario. Dato che le istituzioni bancarie hanno avuto aiuto nel momento della grave crisi dei subprime causata da investimenti non troppo salutari, forse potrebbero “rendere il favore” ai risparmiatori che con le maniche rimboccate e naturalmente un business model sostenibile e solido decidano di investire in buoni progetti imprenditoriali. [ndr]

Non avete mai avuto un contatto con un fondo di investimento o un business angel?

No, non abbiamo mai neanche considerato l'accesso nella compagine societaria di un fondo di investimento perchè troppo speculativo per aziende come la nostra.

Il punto di vista di un imprenditore oggi in Italia: le aziende soprattutto le start up incontrano ostacoli. Quali sono i principali problemi?

Oggi il grosso dubbio è: rimanere in Italia? Le tasse e l'eccessiva quanto complicata burocrazia di certo non aiutano le imprese, neanche quelle che decidano strenuamente di fondare la propria sede e attività in Italia. La stessa fatica necessaria per ottenere un finanziamento è un ostacolo che taglia le gambe sia alle aziende in avvio caratterizzate da un profilo di rischio elevato, sia a quelle già esistenti.

Da più parti si auspica una semplificazione normativa, a partire dal federalismo fiscale. Come si potrebbero risolvere questi problemi che creano un importante frattura tra la voglia di fare e il risultato?

Totale deregulation. Liberismo pieno. La possibilità di produrre e fare eliminando numerosi vincoli che costringono e fanno perdere tantissimo tempo. Fai quello che vuoi quando vuoi e quando sbagli vieni punito giustamente. Anche nella gestione del personale metterei delle norme più libere. Abbiamo bisogno di una rivoluzione radicale, un ripensamento totale. L'azienda prima di tutto deve essere aiutata con una semplificazione, prima ancora che con l'apporto di capitali, quelli poi arrivano. Ma prima bisogna curarsi di rendere meno complesso il sistema burocratico, fiscale. Pensi che solo nel mese di gennaio abbiamo perso un sacco di tempo per capire come erogare in maniera corretta una fattura nei confronti della Germania perchè nel loro paese la normativa UE era stata recepita diversamente.

Emerge dalle sue parole una forte dicotomia: la passione contro una certa disillusione amara. Come si conciliano questi aspetti nell'animo di un imprenditore?

Noi abbiamo la creatività, è la testa la nostra forza. Ma la testa si può spostare ovunque. Sono le singole individualità che fanno andare avanti il sistema.

Ma ci sarà mai un sistema?

Si ma buttando fuori il marcio che oggi lo contamina. Parlo di una deregolamentazione e una radicale trasformazione del sistema paese Italia. Siccome quelli che non lavorano votano come quelli che lavorano, non ne usciamo vivi. E quelli che lavorano, lavorano troppo poco.

Lei come reagisce a questa mancanza di “sistema”, la passione per la moto e per il suo lavoro è ancora una molla sufficiente per affrontare tutti questi ostacoli?

La moto è una sublimazione dell'essere. Noi abbiamo il vantaggio di poter fare, costruire ciò che ci appassiona. E abbiamo la fortuna di avere gente straordinaria che con dedizione totale e intima convinzione porta avanti il lavoro. E' duro lavorare qui, abbiamo fatto girare diverse persone prima di trovare questi giovani. E' una selezione naturale non per capacità, dopo pochi giorni se non hai la passione e la voglia molli. Quelli che sono rimasti sono i più motivati.

Il vostro è un abito cucito su misura delle esigenze del cliente con un abile gioco di fili e impunture. E’ ancora percorribile questo modello di business?

Per creare la nostra società abbiamo fatto studi, analisi di fattibilità e di mercato. La moto è frutto di questo ragionamento. E’ un business che sta in piedi se applicato a prodotti di nicchia. Un equilibrio costante del prodotto tra prezzo, offerta e domanda. Noi cerchiamo la qualità non la quantità, non ci interessa andare oltre.

Quali sono i mercati a cui vi rivolgete?

Un ottimo mercato è rappresentato da Germania e Francia. Si può dire che la nostra quota è spaccata su un 50% italiano e un 50% europeo. Vorremmo pianificare nel corso del prossimo anno e mezzo una espansione negli USA oltre che in estremo oriente. Il mercato statunitense rappresenta un salto un po' complicato perchè è un grosso bacino che da solo vale come l'Europa. Il progetto prevederà l'assemblaggio in loco quindi non esporteremo la moto già integra dall'Italia.

Siete interessati a sviluppare un canale di vendita anche in Cina?

In Cina la situazione è un po' particolare perchè non è consentito guidare su strada clindrate superiori a 250 cc. Per cui chi fa richiesta (e ne abbiamo avute alcune) di moto come le nostre, è un target alto spendente che però è costretto a tenere la moto come "soprammobile" in garage o nel giardino di casa.

La Russia invece, che sente l'Italia fortemente affine alla propria sensibilità tanto da essere un grande cliente dei prodotti a marchio made in Italy di maggior pregio?

La Russia è come un bambino: voglio e prendo. Non ha ancora sviluppato una misura. Pensi che abbiamo avuto diversi contatti con potenziali acquirenti russi e ci hanno risposto che la moto è bellissima ma costa troppo poco!

Lei ha avuto l’onore di lavorare sin da giovane al fianco di un mito come Enzo Ferrari. Chi era Enzo Ferrari?

Ho avuto la fortuna di conoscerlo e lavorarci insieme con mio papà per 17 anni, iniziando subito dopo aver terminato la scuola superiore. Era una persona molto diretta, risoluta ma estremamente corretta. Tutti erano contenti di lavorare per lui. Il suo personaggio intimo era in grado di coinvolgere e motivare in maniera eccezionale, un vero istrione carismatico. Aveva una capacità di comunicare violentissima, e altrettanto forte era la sua forza persuasiva. Non ti metteva in soggezione ma a sua disposizione. Era molto studiato e aveva una vena di ironia tutta emiliana.

Ci racconti un episodio inedito e un insegnamento che ha portato anche nella sua impresa.

C'e' un libro scritto dal suo storico ufficio stampa, che ne ritrae in maniera ben precisa la personalità. Aveva un ristorante "il Cavallino" proprio dinanzi all'azienda. Era suo e lo dava in gestione. Avevano creato una trattoria emiliana in cui tutti i giorni si mangiava. Lui insieme a grandi personalità e ai suoi collaboratori e dipendenti, senza distinzione. Amava sentire il radiogiornale durante il pranzo con la sua radio a valvole fino al 1968.

Ricordo la visita di un alto dirigente o presidente della filiale della Bank of America in Italia. Lui l'aveva condotto davanti ad una filiale del banco di San Giminiano e San Prospero e gli aveva detto: “vede questa banca, non mi concesse credito all'inizio dell'impresa. E ora? Una parte è mia.”

Quindi anche rispetto a qualche anno fa la situazione non è cambiata di molto, sempre difficile accedere al credito! [ndr]

Editor per FinanzaStraordinaria 02/05/2011