Lorenzo Coppini - Amministratore B&C Speakers

Amministratore (Consigliere delegato, Socio e membro del Consiglio di Amministrazione della R&D Development S.r.l.). Inizia la sua esperienzaLorenzo_Coppini_FILEminimizer professionale in B&C nel 1993. Dal 1995 ricopre la carica di membro del Consiglio di Amministrazione con deleghe al marketing e alle vendite. Nata nel 1977 dalla collaborazione tra il Presidente Roberto Coppini e Ferdinando Borrani a Bagno a Ripoli (Firenze), B&C Speakers si occupa a livello internazionale di progettazione, produzione, distribuzione di trasduttori elettroacustici ad uso professionale.

Cosa è cambiato dopo l'ingresso in Expandi nella definizione delle strategie della società?

Certamente c’è stata una crescita culturale, si sono allargati i confini dell’azienda e anche le strategie hanno avuto nuovi obiettivi.

Ci si guarda intorno con più curiosità: prima eravamo concentrati su noi stessi, ora abbiamo strumenti concreti e finanziari precedentemente irraggiungibili che permettono la crescita dell’azienda per linee esterne.

Quali riflessioni vi hanno portato a decidere per Expandi piuttosto che l’investimento in un fondo PE?

Il Fondo di Private Equity era stato preso in considerazione molto da vicino ma ci sembrava avesse come unico sbocco decisamente positivo lo sbarco in Borsa. A quel punto abbiamo pensato che ci potevamo arrivare con le nostre forze. In più con il Fondo si sarebbe creato un debito molto importante per la società che per nostra natura non eravamo disponibili a valutare. Inoltre la way out richiesta dal fondo può diventare una difficoltà.

Quali nuovi frontiere si sono aperte dopo la quotazione per la vostra società?

Abbiamo avuto un forte stimolo a giocare una partita con confini più ampi, a confrontarci con interlocutori prima distanti, primi tra tutti i nuovi soci della nuova società quotata. Grazie a questa nuova impostazione si comincia a pensare con una mentalità diversa per agevolare la crescita della società orientandosi anche su scommesse più coraggiose.

Se lei dovesse amplificare alle altre PMI un messaggio per descrivere la vostra esperienza di quotazione cosa direbbe? Quali consigli darebbe?

C’è da tenere in considerazione che andare in Borsa porta benefici più che strumentali (noi non avevamo un bisogno eccessivo di un supporto esterno in termini finanziari) ma è un passaggio laborioso. In primis bisogna essere culturalmente disposti a condividere il valore della trasparenza assoluta e questo può non piacere a tutti. Se dovessi dare un consiglio certamente direi di prepararsi ad un cambio di mentalità, altrimenti si rischia di soccombere. Un altro fattore molto importante da considerare è che l’imprenditore, in una fase che è nuova e stimolante, stia attento a non farsi troppo coinvolgere dagli aspetti finanziari, ma che si concentri sul proprio lavoro e tenga i piedi poggiati a terra.

Come riuscite a gestire a livello internazionale il doppio canale di vendita distributori e clienti finali?

I clienti OEM (industriali), per i quali realizziamo un prodotto specifico e che rappresentano il 75% del fatturato, vengono forniti direttamente, con il consenso dei nostri distributori. A volte può accadere che un piccolo costruttore, che compra dal distributore, voglia essere servito direttamente da noi, e questo può creare un motivo di negoziato con il distributore. Normalmente la rete distributiva a livello internazionale si sviluppa in 70 paesi a cui si vende il prodotto a catalogo.

Lei è la seconda generazione entrata in azienda. Ci può raccontare la sua esperienza, quali sono stati i passi decisivi e le difficoltà nell'inserimento?

Credo che in primis sia il rapporto umano che si ha con il genitore a condizionare lo svolgimento del passaggio, in secondo luogo dipende dalle inclinazioni della seconda generazione, dalla sua affinità per studi, formazione, attitudini e motivazione nei confronti dell’azienda. Nel mio caso specifico il rapporto con mio padre era ed è ottimo, inoltre come architetto e musicofilo, ho trovato sempre molto stimolante un’attività manifattureria, quella della produzione di altoparlanti, in cui si incontrano artigianalità, design e tecnologia. Il mio ingresso è avvenuto nel momento del salto qualititativo da azienda con orizzonte quasi esclusivamente nazionale a più stimolanti sfide globali. Credo che grazie a mio padre ed al prezioso team direzionale della B&C si sia ottenuto un ottimo risultato, visto che si esporta oltre l’85% del prodotto.

Qualche consiglio prezioso di suo padre?

Il grande messaggio che mi ha trasmesso mio padre: riuscire a trovare bravi collaboratori, capire quali persone sono importanti per il futuro aziendale che poi è anche il tuo futuro, indirizzare le persone giuste nel punto giusto. E la capacità di ascoltare le esigenze degli altri.

Qualche consiglio per i giovani che si trovassero nella situazione di “subentrare” ad una prima generazione?

Porsi sempre una domanda sulle proprie aspirazioni anche per il bene dell’azienda. Se uno ha una aspirazione personale di natura diversa perché frustrarsi? Come altri consigli direi di dare un’occhiata all’azienda prima di decidere e, una volta deliberato l’ingresso avere la saggezza di non mettersi in conflitto con la prima generazione, e caso mai cercare i punti su cui migliorarne il lavoro.

Cosa pensa di una formazione esterna?

Sono assolutamente d’accordo, il passaggio da famiglia ad azienda di famiglia deve essere comunque discontinuo. Ci deve essere un momento (e nemmeno breve) in cui una persona sviluppa una propria conoscenza delle cose del mondo in modo autonomo. Altrimenti che contributo potrà portare all’azienda? E’ bene imparare a gestire i Rapporti con il fuori. Io ho fatto tante cose prima di venire qui e penso siano risultate utili.

Lei definisce il vostro un mercato di super nicchia. Quale mercato “di nicchia” consiglierebbe per un giovane imprenditore che oggi volesse realizzare una start up?

Se avessi una risposta chiara la farei io la start up. Penserei a qualcosa relativo allo sviluppo tecnologico, che poi è quello che tiene in vita un sistema economico nazionale, e che guardi al futuro. Normalmente ci sono più soldi che idee. Bisogna non farsi scoraggiare sul versante dei finanziamenti. Mi auguro che inoltre i giovani possano essere agevolati anche da un più positivo rapporto tra aziende e istituzioni, tra pubblico e privato, in modo che queste collaborazioni siano di supporto allo sviluppo di progetti innovativi, magari nati da spin off universitari.

Le vostre apparecchiature necessitano di un costante aggiornamento tecnologico. Come sviluppate questi sistemi avanzati? Avete partnership con università e ricercatori?

L’elettroacustica è una tecnologia antica e dunque per assurdo difficile da far progredire. Si può solo procedere per piccoli passi, studiando l’impiego di nuovi materiali, e naturalmente affinando sempre di più i controlli di processo e di qualità prodotto. Aggiungo che il nostro settore è un po’ negletto dall’Università Italiana, il che crea non poche difficoltà all’azienda quando si voglia assumere nuovo personale tecnico - si va spesso a confrontarsi con ricercatori che si sono occupati solo marginalmente di elettroacustica. Diverso è il discorso in altri paesi Europei, tra tutti Regno Unito e in Germania, in cui esistono strutture di ricerca sul suono molto avanzate e dove si offrono corsi di laurea specialistici che spesso portano all’estero anche i nostri talenti.

Le vostre apparecchiature diffondono emozioni e sogni. Che cosa sognava quando è entrato in azienda e cosa si augura per il suo futuro professionale?

Sognavo di dare un contributo utile all’azienda, di farla crescere, lavorando con passione e divertimento. A lunga scadenza per il mio futuro professionale mi piacerebbe essere tra i promotori di un centro per l’innovazione tecnologica in campo audio, per anticipare le nuove tecnologie e non solo doverle “subire”.

Se lei potesse diffondere con un vostro altoparlante un messaggio per dare un consiglio ai giovani, che cosa direbbe loro?

Di studiare e di saper difendere le proprie idee soprattutto se “diagonali”, sottraendosi all’omologazione diffusa a cui assistiamo in questi ultimi anni che certo non è il miglior humus da cui veder nascere nuove iniziative imprenditoriali vincenti.