Intervista Patrizio Colombarini

Patrizio_Colombarini_FILEminimizerPatrizio Colombarini- Consigliere di Sorveglianza Monti Ascensori Classe 1952, originario di Castel D'Aiano, un piccolo Comune dell'Appennino tosco-emiliano in provincia di Bologna, Patrizio Colombarini inizia giovanissimo a lavorare nel settore degli ascensori in Ceam mentre continua a studiare per laurearsi. Una rapida ascesa diventando responsabile servizi Italia poi nel 1986 in seguito alla cessione di Ceam ad Otis le strade si dividono. E' il 1987 quando Colombarini incontra Walter Monti, titolare di una piccola impresa artigiana nata nel 1975 ad Ozzano Emilia. L'anno successivo nasce Monti Ascensori Servizi di cui Colombarini è proprietario.

Nel 2005 è avvenuta la quotazione in Expandi. Quali motivazioni vi hanno spinto a salire su questa piattaforma di Borsa Italiana?

Avevamo due strade principali: vendere ad una multinazionale, come molti miei colleghi hanno fatto, oppure quotarci in modo tale da effettuare un aumento di capitale alla società tale da consentire una crescita per essere di dimensioni ancora più competitive sul mercato. Abbiamo scelto la seconda. La visibilità, che è stata una conseguenza immediata in termini di immagine che Monti ha avuto andando in Borsa, ha certamente portato un sacco di vantaggi a livello commerciale. Molti clienti che prima non ci conoscevano, hanno incontrato la nostra società dopo la quotazione e ci hanno identificato con un livello forse anche superiore rispetto a quello che è la dimensione attuale del nostro fatturato.

Come potrebbe descrivere la corsa che ha portato ad Expandi dal punto di vista emozionale e strutturale?

Dal punto di vista emozionale questa scelta più che una emozione è stato un incubo. Mi spiego meglio: erano da poco passati i tempi dei casi Parmalat e Cirio, per cui le attenzioni connesse al processo di uotazione da parte degli advisor, della Consob e così via penso fossero un po' (comprensibilmente) esagerate. Abbiamo scelto Expandi immaginando che fosse una operazione un po' più semplice del previsto, il passo della borsa e quello che ci avevano raccontato ci avevano fatto presupporre un approccio meno impegnativo. Invece ci siamo ritrovati a mettere in subbuglio la nostra azienda per dodici mesi. Con uno sforzo terribile dal punto di vista delle risorse, dello stress e degli oneri economici.

Sotto quale punto di vista le aspettative di quotazione sono state diverse: per i cambiamenti strutturali, per gli standard richiesti?

La nostra struttura come tutte le PMI che non sono in borsa è costituita da una organizzazione leggera”: avevamo una trentina di dipendenti e non potevano dedicare delle risorse esclusivamente ad una serie di advisor, persone e controlli. Questo è stato uno sforzo notevole. Tra l'altro noi affidiamo quasi tutto il lavoro in outsourcing per cui la nostra struttura amministrativa e contabile ma anche tecnica è molto leggera e compatibile con i 16ml di euro di fatturato e quindi abbiamo fatto fatica, questo è il dato che mi è rimasto impresso.

E il post quotazione?

Dopo avere sopportato sforzi ed oneri elevati, appena ci siamo quotati abbiamo avuto dei buoni risultati nonostante lo stress e l'impegno siano stati molto rilevanti. I controlli che hanno portato alla quotazione sono stati decisamente severi, efficaci e puntuali il che non è stato certamente un elemento negativo, ma legittimo ed auspicabile. Io sono un entusiasta della quotazione. Nel nostro mercato di riferimento siamo stati automaticamente paragonati ai nostri competitors che altro non sono che le multinazionali. Il nostro settore è caratterizzato da poche multinazionali alle quali oggi i clienti hanno affiancato la Monti, il cui fatturato in realtà è inferiore rispetto al loro, una azienda equiparabile. Un altro indubbio cambiamento e vantaggio è costituito dalla finanza. Si è aperto finanziariamente un mondo che non conoscevamo: se abbiamo necessità di avere un prestito anche per una crescita attraverso linee esterne il problema finanziario è molto minore rispetto a prima. Ho avuto dei ritorni positivi certamente superiori rispetto a quelli che mi aspettavo. L'azienda non è più tua come la potevi considerare prima perchè è del mercato nonostante tu rimanga socio di riferimento, ma anche questo non è uno svantaggio: vivi una vita più tranquilla facendo le cose fatte meglio. Un altro aspetto molto importante da considerare post quotazione è la visibilità elevata: le grandi strutture, le grandi imprese, le banche e gli amministratori di condominio ci hanno conosciuto dopo l'ingresso in borsa con la comunicazione che ne è derivata.

Quindi anche la vostra comunicazione è cambiata?

Prima era inesistente, non ci veniva neanche in mente di avere una struttura di comunicazione. Ora un po' per obbligo di legge un po' per un fatto commerciale abbiamo creato un nostro marketing e ci avvaliamo di un ufficio stampa importante per la nostra struttura che ci ha consentito quella visibilità.

Quali timori e aspettative di fronte ad una avventura così impegnativa quale la Borsa?

I timori man mano che il tempo passa mentre sei sotto quotazione si affievoliscono perchè vedi il progresso dei risultati che ti porteranno all'obiettivo. Inoltre nel nostro caso un ruolo determinante è stato giocato dalla consapevolezza che, nonostante l'impegno richiesto, la nostra azienda avesse già in sè la mentalità di fare le cose in un certo modo. Avevamo una struttura più leggera rispetto ad altre quotande ma certi controlli e certe prassi erano già nel tessuto del nostro modus operandi. Abbiamo visto che ce la potevamo fare seppur con impegno notevole.

Lei ha iniziato a lavorare giovanissimo e avrebbe voluto insegnare. Quale è stata la chiave di volta per arrivare a Monti Ascensori?

Quando ero bambino pensavo di andare ad insegnare ma dopo i primi tre mesi di supplenza ho capito che non era il mio mestiere. Avevo studiato matematica da insegnamento. Così mi sono laureato in matematica mentre lavoravo già da due anni in una azienda importante del settore ascensori. Ho imparato a lavorare lì, rimanendoci per 13 anni. Ho iniziato come facchino in officina, poi dopo che si accorsero che stavo per laurearmi mi fecero entrare in ufficio. Poi in quella azienda feci una carriera fulminante: dopo circa due anni, diventai responsabile dei servizi per l'Italia. Il cambiamento fu determinato, nonostante mi trovassi molto bene all'interno dell'azienda, dalla vendita ad una multinazionale: in quel momento me ne sono andato via.

Lei è scettico nei confronti delle multinazionali perché tendono a spersonalizzare i propri dipendenti. E' vero. D'altronde non potrebbero fare altrimenti, hanno necessità di una prassi, di una procedura e di vincoli molto precisi. Non c'è rapporto tra dipendente e imprenditore come invece c'è qui da noi. Nelle multinazionali non esiste l'imprenditore e devono avvalersi di prassi specifiche. Tra cui anche insegnare una serie di procedure a persone che come modestamente il sottoscritto, hanno esperienza nel settore: è fastidioso che ti vengano ad insegnare delle cose “sciocche” come parlare con un cliente o simili. Io soffrivo un po' questo sistema tant'è che non appena appresi che l'azienda in cui lavoravo sarebbe stata venduta ad una multinazionale, in un minuto decisi di andare via perchè già sapevo che non ci sarei stato bene.

Come fare a non cadere all'interno di questo meccanismo, qual è il segreto per far sì che non ci sia questa spersonalizzazione, soprattutto considerando che una società in crescita e quotata tende ad espandersi?

Bisogna rimanere anche se grandi ancorati in un rapporto consolidato con le persone. Io cerco ancora di conoscere e comunicare con tutti, cosa certamente non sempre fattibile ma per esempio fino a pochi mesi fa conservavo conservo l'abitudine di occuparmi delle assunzioni a tutti i livelli. Il patrimonio dell'azienda sono le persone e le persone vanno curate anche come rapporti, cosa che ora stanno portando avanti quelli che ormai mi attorniano e che sono chiamati a fare quello che facevo io da solo. Ho cercato di instaurare e trasmettere delle prassi che mantenessero non dico un clima artigianale e familiare ma certamente un contatto diretto tra il vertice aziendale e i dipendenti e gli operai a tutti i livelli. Questo ha giovato perchè tutti quelli che vengono da noi difficilmente se ne vanno.

Secondo lei quale potrebbe essere il metodo per trasmettere alle nuove generazioni il messaggio che ha dato dei risultati consolidati all'interno della sua azienda?

E' molto diffusa questa prassi in Italia, non sono l'unico a farlo. Nelle PMI vige un rapporto più diretto con il personale. La sua crescita professionale è stata determinata dalla fortuna di aver trovato una azienda che le abbia dato fiducia oltre ad una sua fortissima motivazione. Sono stato decisamente fortunato. L'azienda presso cui ho iniziato a lavorare aveva delle caratteristiche particolari: individuare nelle persone delle abilità e concedere loro spazio e opportunità. Questo ci ha inorgoglito e ci ha fatto crescere. Essendo dipendente lì ho imparato a fare l'imprenditore.

Rimanendo coerenti con il vostro business, i giovani sognano di “elevarsi” e raggiungere traguardi ambiziosi nel mondo del lavoro. Lei che percorso consiglierebbe e quali consigli potrebbe dare?

Bisogna analizzare le aspirazioni ed ambizioni oltre a misurare il proprio carattere. Questo è ciò che ho fatto io e posso dire ho fatto bene a farlo. Pur considerando che ho dovuto attraversare anche dei momenti bui: i primi 2-3 anni dopo essermi messo in proprio sono rimasto senza stipendio, oltre a non aver trascorso una domenica a casa o in ferie. Occorre misurare le forze fisiche e mentali: se uno ritiene di avere queste caratteristiche può buttarsi. Non è una cosa da consigliare a tutti c'è anche chi si scoraggia e rimane in mezzo al guado, guardando gli sforzi sostenuti e il lavoro fatto alle spalle da una parte e dall'altra vedendo un traguardo vincente ma senza più le energie per remare e raggiungerlo. Ci sono difficoltà oggettive innegabili.

Cosa pensa del passaggio generazionale? consiglierebbe alla seconda generazione di formarsi esternamente all’azienda?

Io ritengo di aver avuto la capacità di insegnare alle mie persone senza necessità di mandarle fuori ad imparare, in America o chissà dove. Hanno avuto delle possibilità di apprendere forse più qui che altrove. Non mi sento di parlare in senso assoluto, valutando tutte le situazioni. Certo la formazione esterna potrebbe essere una strada da percorrere per aziende più grandi. Chi invece ha fatto il percorso da artigiano a piccolo imprenditore fino a costruire una PMI ha in sé le caratteristiche per poter insegnare a quelle che sono le generazioni future. Bisogna anche avere un po' di fortuna e la capacità di poter immaginare che la tua azienda possa andare avanti anche un domani senza il tuo apporto. In Monti sono riuscito a creare una squadra di giovani, 2 amministratori delegati di 36 e 38 anni e anche dei quadri intermedi generalmente molto giovani che immagino possano andare avanti anche senza il sottoscritto. Tant'è che da poco sono diventato Consigliere di Sorveglianza togliendomi dal ruolo di Ad e lasciando in concreto spazio al nuovo amministratore delegato Daniele Leti.

E' stato difficile per lei questo passaggio?

Assolutamente no. Credo che in concreto queste cose si debbano affrontare senza tante chiacchiere e facendo dei fatti. Poi è chiaro che le persone che lanci devi lanciarle in questo modo dando un taglio un po' netto, formalizzando, non lasciando le cose incompiute o poco chiare. E' anche vero che al di là di quelli che sono i ruoli e le funzioni devi essere disponibile sempre a cercare di aiutare queste persone perchè naturalmente non possono avere la tua esperienza. Io lascio fare a loro quello che prima era una mia responsabilità diretta perchè ora non lo è più, però Colombarini è sempre qui per dare consigli e aiutare ad acquisire esperienza. Ora avendo questa mansione riesco ad avere il tempo di trasmettere tutti i miei consigli e la mia esperienza, credo sia un bel vantaggio.

Quale sarebbe l'aspetto che lei vorrebbe fosse trasferito ai suoi collaboratori, cosa la renderebbe più orgoglioso?

Andare in ferie per un anno e sapere che la mia azienda va avanti anche senza di me. Il fatto di poter non essere presente per un lungo periodo perchè queste persone possono fare quello che ritenevi di poter fare solo tu e poi invece hai scoperto che altri lo sanno fare magari meglio. I giovani hanno delle caratteristiche più fresche e diverse, vedi il mondo dei software e delle tecnologie, dove magari anch'io faccio più fatica.

Per lo sviluppo delle tecnologie d’avanguardia vi avvalete del supporto dei centri di ricerca universitari? A quali altre strategie ricorrete per “far salire il vostro ascensore un piano più in alto” della concorrenza?

Come formazione culturale non mi è estraneo il mondo della struttura tecnologica e del software. L'azienda è sempre stata all'avanguardia per quel che concerne le tecnologie sia a livello gestionale che amministrativo. Attualmente abbiamo in corso un progetto finanziato dal Ministero per un aggiornamento, estensione e sviluppo del nostro software nel mondo della telesorveglianza negli ascensori: poter avere delle notizie in automatico senza che il cliente ti chiami per comunicarle, sapere se l'ascensore è fermo e quale è la causa. Un servizio a notevole valore aggiunto perchè si può sapere la causa del guasto e saperla in tempo reale. Ci stiamo avvalendo anche dell'ausilio dell'Università di Bologna e siamo abbastanza avanti nella realizzazione, partita ad ottobre.

Finanzastraordinaria.it dedica una sezione intera alle iniziative di mecenatismo promosse da operatori di corporate finance. Quale progetto le piacerebbe fosse sostenuto?

Personalmente sono da anni legato ad un amico Trieste Giuseppe, Presidente dell' Associazione FIABA Fondo Italiano Abbattimento Barriere Architettoniche (FIABA). Noi come Monti, per quanto possibile, abbiamo sempre sostenuto i suoi progetti, siamo in contatto. E' una persona vulcanica che si rivolge al mondo dell'handicap cercando di sostenerlo attraverso convegni, Fiab day e numerose iniziative.

L’Italia si presenta alla sfida Expò 2015. Se lei potesse dotare di ascensori virtuali le potenzialità del made in Italy, su cosa farebbe leva?

L'Italia intanto è il primo mercato al mondo per numero di impianti funzionanti, la Cina ci sta superando e probabilmente questo avverrà definitivamente tra un annetto. Monti, pur seguendo il suo core business relativo alla manutenzione, ha anche acquisito partecipazioni in società produttrici di impianti nuovi e suoi componenti e siamo, quindi, in grado di fornire e installare nuovi ascensori ad hoc, realizzati su misura delle esigenze del cliente. Expo sarà una opportunità anche per Monti per le opere strutturali ed impiantistica in cui certamente possiamo essere competitivi. 13- Quali suggerimenti darebbe a FinanzaStraordinaria.it per rispondere in modo sempre più concreto alle sue esigenze di professionista? Mi sembra che siate bravi, quindi procedere così.

L’ultima domanda vuole avere una veste spiritosa: uno scoop da comunicare in anteprima ed esclusiva a FinanzaStraordinaria.

Uno scoop che riguarda la mia azienda. Fra una settimana faremo 3 acquisizioni concomitanti, cosa che a noi non è mai capitata. Di solito compravamo le aziende una alla volta invece andremo dal notaio per fare 3 acquisizioni tutte insieme. E tali acquisizioni verranno realizzate con lo strumento del patrimonio destinato: una cosa nuova per l'Italia.

Invece di fare delle società partecipate si realizzeranno dei patrimoni destinati seguendo quanto previsto dalla normativa vigente: mantengo la collaborazione degli imprenditori che localmente continuano di fianco a me a fare gli imprenditori. Aziende italiane?

Si Uno scoop del genere è imperdibile, ci dà autorizzazione a fare un lancio stampa? Certamente. Al di là del tema dell'intervista che penso abbia lasciato il segno se vi ha colpito quanto ha colpito me, in ogni caso l'incentivo ai giovani di cui parlava prima il Dott. Colombarini, in questo caso si è già trasformato in qualcosa di concreto.