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Un’alternativa  alla difficoltosa ricerca di capitale di rischio seed nel mercato (esangue)  degli investitori italiani

Con il presente articolo si intende proporre una via alternativa per colmare una lacuna cronica del sistema finanziario italiano: la scarsità del capitale di rischio.

In particolare ci si focalizzerà sugli aspetti più strettamente legati alla realtà delle start up innovative, ove la scarsità di capitale di rischio si rivela spesso esiziale.

Il percorso che si propone intende fornire una via alternativa alla ricerca spesso spasmodica da parte del nuovo imprenditore, il quale anziché dedicare tutte le proprie energie per lo sviluppo del prodotto / servizio da lanciare sul mercato, deve spesso trasformarsi in una sorta di “piazzista” della propria azienda, cercando presso tutti gli investitori di capitale di rischio quanto necessario per poter procede con lo sviluppo del proprio progetto.

Vi è una moltitudine di articoli che narra della frustrazione che questo tipo di attività cagiona al neo imprenditore, spesso spingendolo ad abbandonare la propria iniziativa davanti allo sconforto che ne deriva.

Senza voler entrare nello specifico del problema sopra evidenziato si intende con il presente articolo fornire una proposta per aggirare parzialmente tale ostacolo.

La proposta si evidenzia come un coacervo complesso di norme, spesso speciali e dedicate solo alle start up, congiuntamente alle opportunità che si aprono in seno all’Unione Europea  per quanto riguarda i bandi di finanziamento agevolato.

Cominciando dalla norma “madre”, anche l’Italia ha deciso di dotarsi, con il Decreto Legge 179/2012“Ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese”, di legislazione speciale a supporto delle nuove imprese (cd: “start up innovative”).

All’interno di tale normativa, più volte modificata a partire dalla legge di conversione,  vi è l’articolo 27 “Remunerazione con strumenti finanziari della start-up innovativa e dell'incubatore certificato” , il quale fornisce strumenti specifici per sopperire alla cronica mancanza di capitale delle imprese start up ma anche di professionalità di alto profilo, stante l’impossibilità di remunerarle.

L’ipotesi del legislatore era certamente suggestiva ma si è rilevata sostanzialmente non percorribile e nei fatti scarsamente utilizzata. Il paradigma che sottintende la norma consente, infatti, il reclutamento di lavoratori dotati di alto valore di mercato senza un esborso diretto di risorse finanziarie ma attraverso l’utilizzo di vari strumenti (capitale ma anche strumenti partecipativi).

Nella sostanza lo scambio ipotizzato consisteva in un rapporto sinallagmatico a prestazioni differite, in cui prima l’impresa riceve una prestazione ad alto valore aggiunto e molto richiesta dal mercato, successivamente, anche grazie all’apporto di queste risorse professionali, una volta conseguito un risultato finanziario soddisfacente, il realizzo da parte del prestatore di quanto ricevuto per “monetizzare” la propria attività prestata.

Appare però di tutta evidenza come il rapporto risulti viziato da un’allocazione del rischio del tutto sperequata,   a favore della start up, che di fatto ne ha reso difficoltosa l’adozione.

Difficile ipotizzare che vi siano molte controparti disposte a cedere una risorsa di mercato ambita  e ben prezzata in cambio di qualcosa solo eventuale, differita e di esito affatto incerto.

Inoltre molto spesso l’imprenditore vede l’assegnazione di quote societarie come un evento traumatico, stante l’insofferenza verso l’intromissione nel processo decisionale societario da parte di persone aliene alla realtà primordiale che ha portato alla genesi dell’iniziativa.

La proposta, partendo da queste evidenze , cercherà di ri-bilanciare la distribuzione del rischio tra le due parti (a cui vedremo se ne aggiungerà una terza).

Ma tutto quanto sopra esposto non è ancora sufficiente al fine di consentire  lo sviluppo di una nuova iniziativa imprenditoriale. All’”appello” manca ancora il capitale che serve, oltre che per pagare le risorse, anche per finanziare  gli investimenti.

Per non ricadere in un processo tautologico è necessario introdurre nello scenario prospettato un’altra parte: l’Unione Europea, attraverso la Commissione, con i relativi bandi di finanziamento destinati alle nuove imprese.

Non si entra in questo articolo nel dettaglio degli specifici bandi, (peraltro chi scrive è Expert evaluator della Commissione per diversi bandi tra cui Horizon 2020 SME1, SME2, FTI, etc) ma si evidenzia come le disponibilità finanziarie siano abbondanti e per certo i contributi superiori a praticamente tutte le “size” di investimento dei fondi di venture capital italiani (3 milioni ad esempio per FTI, singolo round).

Ora, stante la disposizione di tutti i pezzi del puzzle sul tavolo, si cercherà di delineare la soluzione sopra anticipata.

Accedere a un bando di finanziamento come quelli sopra evidenziati comporta uno sforzo intellettuale e la disponibilità di competenze non usuali e certamente non comuni. Il costo di chi redige in outsourcing questi bandi, per seguirli completamente sino alla rendicontazione è spesso superiore ai 40.000 €, rendendoli nei fatti limitati a una ristrettissima cerchia di imprenditori molto ben introdotti e patrimonializzati (o in alternativa all’interno di sistemi pubblici che possano garantire la medesima prestazione professionale ma senza esborso finanziario) mentre l’ideale sarebbe consentire l’accesso a  questi bandi anche a coloro che siano dotati solo di idee interessanti ma senza risorse  finanziarie.

Attualmente il mercato italiano dei professionisti specializzati in bandi europei è caratterizzato da pochi operatori e quasi tutti valorizzano immediatamente la propria prestazione con congruo anticipo  a cui si fa seguire successivamente, qualora il bando venga aggiudicato ai propri clienti, un’ulteriore fee a successo.

Le proposte per ottenere queste prestazioni con remunerazione totalmente a successo non vengono quasi mai accolte, per evidenti ragioni legate alla percezione del rischio superiore ai benefici.

La proposta che sintetizza e congiuntamente risolve le esigenze precedentemente descritte potrebbe invece far leva sulla possibilità da parte dell’azienda di ricorrere al comma 4° dell’art. 27 Decreto Legge 179/2012 e non offrire quote della Srl ai prestatori di servizi finalizzati ai bandi di finanziamento  ma strumenti cd. di quasi equity, ossia che garantiscano un duratura remunerazione senza potere di interferire nella gestione con il voto d’assemblea. Vi sono diverse forme giuridiche possibili (ormai anche accettabili nel diritto italiano) che permetterebbero di riallineare il pay out – flusso di remunerazione del prestatore  di servizi assimilandolo a quello di un socio,  per cui ritornerebbe ad aver senso la valutazione di un rischio di fee solo a successo accompagnata alla trasformazione del credito professionale in ogni caso maturato (a prescindere dai risultati) in strumenti quasi equity. Senza contare il beneficio fiscale in quanto si tratterebbe di redditi non tassati ai fini IRPEF.

Il percettore di questi strumenti per un numero determinato di anni, più o meno lungo secondo quanto concordato tra le parti, avrà l’opportunità di rientrare dell’investimento professionale fatto con in più la possibilità di aggiudicarsi la success fee (auspicabilmente morigerata, in quanto le risorse dovrebbero restare nella società per lo sviluppo di quest’ultima dove anch’esso ne trarrebbe indirettamente del valore.

Contemporaneamente l’imprenditore non avrebbe nessuno in consiglio di amministrazione che pretenda di “saperne di più di chi ha sviluppato l’idea” e avrebbe inoltre più tempo da dedicare all’impresa, meno tempo sprecato in (spesso) inutili percorsi a ostacoli presso i venture capital, oltre a buone probabilità di avere buone risorse finanziarie per lo sviluppo senza dover svendere quote a venture capitalist nel momento di massimo bisogno (torneremo in un successivo articolo sul circolo vizioso dell’investitore di  venture capital che senza fornire risorse finanziarie ha incertezza di quel che paga dovendo ridurre al massimo la valutazione e incrementare al massimo la partecipazione che proprio con il suo capitale verrebbe  invece lenito ma con la complicazione che si troverebbe a pagare per benefici derivanti dal proprio investimento).

Infine i finanziamenti della Commissione Europea potrebbero raggiungere un miglior risultato e quindi apportare maggiore beneficio alla collettività, riuscendo a raggiungere una platea superiore di quella che dispone delle risorse per poter presentare un progetto con buona probabilità di successo.

Nella nota strategia di marketing si tratterebbe di una negoziazione WIN-WIN-WIN.

 

Perché non provarci?!!

MA 2015

Mercoledì, 15 Dicembre 2010 23:36

Eicma 2010

eicma1 2010Un salone sottotono quest'anno, caratterizzato da non molte novità. Segno che la fiducia nelle prospettive future ancora non è riapparsa tra gli operatori di settore. Tra le lodevoli eccezioni il gruppo Piaggio-Aprilia-Guzzi ormai pronto ad estendere la propria presenza in ambito mobilità urbana con una 4 ruote motorizzata con gli affidabilissimi motori della propria gamma scooter. Honda ha portato al salone un paio di prototipi basati su componenti tecniche prelevati dalla "banca organi meccanici" del gruppo di Tokio. Uno scootereicma2 2010 intenzionato ad impensierire il Tmax Yamaha e una sport tourer - enduro che punta dritto dritto alla nuova Supertenere Yamaha. Qualcuno ha delle ossessioni da quelle parti ? Giusto per fugare ogni dubbio di quanto il moto mondiale abbia influenza sulla produzione di serie. Perlomeno nelle sue dinamiche competitive. In chiusura vogliamo spendere alcune parole per sottolineare i risultati, a nostro giudizio molto positivi, di due case motociclistiche lombarde di recentissima costituzione.

La CR&S e Quadro.

La prima, in piena espansione, presenta salone delle sculture meccaniche da togliere il fiato. L'unico rischio la sindrome di Sthendal con le ovvie conseguenze in termini di compatibilità dei relativi sintomi [svenimento, n.d.r.] con il necessario dinamismo per la conduzione del mezzo. Noi abbiamo però la soluzione: tenetela in salotto, ne varrà comunque la pena. La seconda società, Quadro, è stato fondato dal papà del MP3. Due sono i veicoli presentati: un 3 ruote che riprende in toto le caratteristiche del mezzo tra ruote [migliorandole ci ha detto il costruttore] che Piaggio ha portato al successo e un nuovo quattro ruote. Quest'ultimo nel video di presentazione alla stampa (ma che si può già vedere anche su youtube) ha evidenziato doti di stabilità e piega in grado di stupire anche più smaliziati smanettoni della Cisa. All'insegna della flessibilità diremmo noi. Non nel senso dell'utilizzo adatto a tutti i tragitti e con buone capacità di carico. Questo è scontato su un mezzo moderno. Flessibilità per quanto riguarda il motto: mi piego e non mi spezzo!

TB Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 02/11/2010

Mercoledì, 12 Gennaio 2011 22:41

Il mondo gira ecologico

bici_elettrica_verdeIl mondo gira ecologico. Potrebbe essere questo lo slogan che ha caratterizzato l’attività del Ministero dell’Ambiente nella politica di promozione della diffusione di veicoli “verdi”. I dati raccolti in seguito agli interventi in proposito (incentivi a fondo perduto). I dati parlano di un successo pari alla vendita di 57 mila biciclette in 4 giorni registrando una risposta estremamente positiva nella città di Roma con un numero di oltre 1500 bici e la Regione Lombardia con 11.000. A questi si aggiungono anche gli importanti risultati ottenuti dalle bici elettriche, presentate già durante il salone del ciclo negli scorsi anni, stanno riscuotendo successo.

Un mercato che è in crescita grazie alla coniugazione di aspetti fondamentali in un unico mezzo: la possibilità di fare movimento fisico e contemporaneamente “avere una spinta” dal motore. Si possono raggiungere i 25 Km/h, senza carburante o gas di scarico pedalando senza eccessiva fatica grazie al supporto elettrico. Lo sviluppo di questo segmento particolare di biciclette, secondo gli operatori del settore, ha registrato una crescita a due cifre in Francia nel 2009, pari al 67%. L’Italia sta seguendo il filone d’oltralpe ( si pensi all’Olanda dove le bici elettriche coprono una quota del 20% del mercato, se ne contavano ben 90.000 a fine 2007) e anche grazie alle politiche promosse dal Ministero, il numero delle bici elettriche sta aumentando. Dati incoraggianti che peraltro potranno apportare lo sviluppo di nuove professionalità a supporto della vendita ed assistenza del veicolo elettrico, oltre che rappresentare un incoraggiante passo verso lo sviluppo di una coscienza sempre più ecologica.

TB finanzastraordinaria.it 10/09/2009

Mercoledì, 17 Novembre 2010 08:34

Start up alla prova

START-UP, SEI AZIENDE ALLA PROVA DEGLI “ANGEL”

Si terrà il 22 novembre presso il Polo Tecnologico di Rovereto, la prova delle sei start up selezionate nell'evento promosso da Trentino Sviluppo e Iban. Un forum di investimento early stage in cui le giovani aziende, avranno dieci minuti per"giocarsi" la partita con potenziali investitori.

Dopo mesi di preparazione finalmente il banco di prova per verificare se l'elevator pitch sarà in grado di convincere gli investitori e dare il via allo sviluppo dell'idea imprenditoriale.

Una promozione della cultura di impresa e anche qualcosa di più, come sottolinea Tomaso Marzotto Caotorta, segretario generale IBAN: "L'edizione FEST 2010 avrà la prospettiva di creare un Business Angel Network (BAN) trentino, attivo proprio su questi progetti innovativi in provincia."

TB finanzastraordinaria 17 novembre 2010

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