Lunedì, 17 Gennaio 2011 21:34

Pietro Giromini

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Pietro_Giromini1Incontriamo Pietro Giromini, giovane architetto borgomanerese ospite della Galleria d'arte contemporanea Eventinove della omonima città. Il giovane artista lancia il volto oltre la superficie giocando nella sua scomposizione. Le frazioni del viso ordinatamente fuoriescono da resine grigie che all'occhio dell'osservatore sembrano pareti di roccia che si frangono e infrangono il viso.

Una visione specularmente metaforica, una duplicità di visione della divisione.
Il volto fuoriesce dalla superficie e da questo moto si rompe in frammenti che viaggiano verso lo spazio. Il volto non identificato, anonimo, in cui ognuno rivede il proprio mondo emotivo. E' il volto dei nostri giorni che incontra il duro impatto con i dolori, gli ostacoli e li supera diventando altro da sè, trasformandosi per poi ricomporsi al termine del moto (interiore) imposto dalla prova.

E' un movimento che scompone, come ci spiega Giromini "senza assurgere ad una valenza totalmente negativa come può essere inizialmente percepito il meccanismo di divisione, disgregazione. La forma che ho voluto dare, peraltro sempre differente da un'opera all'altra, è quella di un divenire che passando attraverso la vetroresina e quasi staccandosene con forza (seppur non del tutto) provoca un cambiamento."

Il volto che lei ha raffigurato è privo di linee di riconoscibilità, proprio per questo sembra universale ma contemporaneamente estremamente riconducibile all'individualità del singolo davanti alle "prove"...

"Il volto è volutamente stilizzato. Ciò che parla in quest'opera è essenzialmente la crasi tra il movimento di fuoriuscita dalla materia e ciò che da esso si genera. Pertanto è un concetto tanto universale di passaggio, nel senso di divenire cioè diventare altro, tanto è individuale: l'emozione che viene catturata dall'occhio dell'osservatore è sua, unica."

Un'opera che ricorda la stilizzazione di Mimmo Paladino, c'è qualche ispirazione?

Pietro_Giromini2"Certamente Paladino ha un influsso sulla mia arte. Le sue figure così essenziali eppure proprio per questo esaltatamente comunicative rappresentano un punto di arrivo di un percorso artistico importante. Figure che parlano con linee nitide nella loro generalità di forme (possono essere corpi di chiunque ma in realtà sono corpi che hanno un messaggio e una emotività estremi e precisi)."

Se da un lato è movimento che scompone, dall'altro lato è la vetroresina a partorire un mondo, da questa sembiante di roccia nasce la vita così come dalle mani dello scultore nascono i frammenti. Da pietra nasce arte, frammentata come la realtà che ci circonda, piena di sollecitazioni che impattano i nostri sensi confondendoli. Riuscire a ricomporre il caos è il compito che l'autore consegna all'osservatore. Chi guarda coglie anche la propria de-frammentazione, confusione, sensibilità.

L'opera diventa uno specchio di autocoscienza che con la robustezza della materia e la forza del movimento, scarno nelle linee ma violento nella comunicazione, investe l'osservatore chiamato a riordinare il proprio cosmo o più semplicemente a prenderne visione irrompente, ingombrante.

Uno contro molti che è molti contro uno.

TB 30/08/2010

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