Domenica, 19 Settembre 2010 16:10

Intervista Giovanni Stella

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Giovanni_Stella_FILEminimizerCome è stato vissuto il processo di quotazione di Antichi Pellettieri?

Il processo di quotazione è molto complesso ed il mercato Expandi richiede una serie di attività propedeutiche molto impegnative, un dispendio molto forte di energie. Tuttavia questi elementi permettono anche alla società di rendersi conto delle proprie necessità, come per esempio quella di un controllo di gestione scrupoloso che diviene poi ancora più imprescindibile una volta quotata.

Quali ostacoli?

Sicuramente diversi ostacoli da superare: le nuove regolamentazioni e la necessità di dover adeguare le esigenze dell'azienda a quelle del mercato sapendo che sarà quest'ultimo il nuovo punto di riferimento dall'avvio del processo di quotazione. La quotazione di Antichi Pellettieri non ha incontrato particolari difficoltà. La prima regola da imporsi è quella di rispettare i parametri di ingresso, gli adempimenti e fare scelte oculate.

Avevate già sperimentato l'ingresso di un fondo prima della quotazione. Ma poi avete scelto la borsa , come mai?

Vengo più dal prodotto che dalla finanza anche se ho imparato tante cose dal Gruppo Burani. Abbiamo condiviso un'esperienza con il fondo L Capital per un paio d'anni e attualmente con un altro fondo. Tuttavia la quotazione ha delle prerogative completamente diverse rispetto al fondo: hai la possibilità di raccogliere mezzi per lo sviluppo della società con entrambi ma la differenza reale è nella stabilità, il mercato è un socio stabile, il fondo di solito è un socio “a termine”. Pertanto ritengo che la scelta della quotazione sia una scelta di maggior stabilità.

Antichi Pellettieri ha avuto ottime performance dal momento della quotazione, quali sono stati secondo lei i motivi per cui il mercato ha premiato così tanto?

Noi abbiamo avuto delle ottime performance e pensare ai risultati ottenuti in riferimento ai mercati attuali è abbastanza deludente, soprattutto perchè i fondamentali della società sono incrementati con il passare del tempo successivo alla quotazione. Riteniamo che l'ultima semestrale societaria, rapportandoci al momento in cui viviamo, sia stata eccezionale. In questo momento il mercato non ci premia. Le nostre società sono cresciute rapidamente e costantemente grazie a dinamicità e “snellezza” poiché non abbiamo costi di struttura pazzeschi. Inoltre ha premiato la capacità di promuovere diversi brand diversificando pertanto il rischio di chi investe su di noi.

Lei in azienda ha un ruolo importante, ma se dovesse realizzare ancora un sogno nel cassetto: quale obiettivo professionale vorrebbe ancora raggiungere?

Ho un ruolo importante ma direi che il ruolo più importante in questo progetto l'ha avuto Giovanni Burani che l'ha pensato. Insieme lo abbiamo sviluppato, grazie a partner eccezionali. I meriti sono da dividere tra tutti. Il mio sogno nel cassetto attualmente è quello di mantenere costante questo sviluppo e di potervi integrare l'ultima acquisita, Mandarina Duck. Un'azienda che abbiamo voluto fortemente e che a mio parere ha delle potenzialità inespresse. Non perchè l'imprenditore precedente non avesse i requisiti per farlo, è un uomo che ha dedicato 40 anni all'azienda e che con molto coraggio e visione quando non si è sentito di fare un ulteriore passo di sviluppo ha deciso di lasciare un pezzo importante della sua vita perchè potesse svilupparsi ulteriormente. Noi non pensiamo di essere migliori di lui bensì di avere dinamicità e possibilità di brand extension tali da far riavere a Mandarina il successo degli anni '70. E' una sfida che accettiamo volentieri.

Quale è stato il suo percorso di avvicinamento al mondo della moda?

Casuale. Ho conseguito una laurea in economia e commercio e successivamente, all'inizio della mia carriera, un'esperienza in una grossa società finanziaria perchè non mi piaceva intraprendere la strada del professionista. Tutto è cominciato dall'incontro con una persona conosciuta nel posto sbagliato al momento giusto: mi ha chiesto di rilevare insieme un'azienda di calzature della mia città, ero molto giovane non avevo molta responsabilità per cui mi ci sono buttato e mi sono molto appassionato.

Se lei dovesse dare un consiglio ad un giovane che volesse fare un salto imprenditoriale nel mondo della moda, che cosa direbbe?

I giovani devono avere il coraggio di fare, vedo in molti la difficoltà nell'affrontare la sfida. Penso debbano credere di più nel sistema Italia perchè tutto sommato a fare questo lavoro siamo ancora i migliori.

Gimmi Baldinini ha affermato che quando iniziò l’espansione in Russia all’epoca Gorbaciov il cliente lo era “andato a cercare nelle città, strada per strada”. Qual è la realtà attuale nei mercati stranieri per il Made in Italy? Quali sono i mercati più soddisfacenti oggi?

La nostra presenza sui mercati emergenti è antecedente rispetto a quella di molte altre società. La nostra politica è di cross selling: dove si è aperta una strada le altre società del gruppo possono utilizzare percorsi e conoscenza delle aree già esplorate. Questo certamente è un vantaggio prezioso anche nei confronti dei competitor. Il mercato russo è il nostro primo mercato estero. Siamo molto presenti e stiamo ottenendo ottimi risultati anche nell'ex est europeo, forti riscontri in medio oriente e in oriente. Non siamo presenti negli Stati Uniti mentre siamo ben posizionati nei mercati europei. I mercati emergenti ci garantiscono tassi di crescita che qui non sono attualmente possibili. Tuttavia cerchiamo di mantenere un equilibrio tra lo sviluppo su aree più consolidate che consentono di essere forti sul mercato emergente e una diversificazione su altri paesi che crediamo emergeranno domani.

Le vostre collezioni di accessori e calzature hanno nel DNA il bello del made in Italy. Quali sono secondo lei le componenti irrinunciabili che fanno di un prodotto un vero made in Italy? Come si può proteggere e incentivare il made in Italy soprattutto in vista di Expò 2015?

Secondo me il maggior investimento che deve fare una società è in creatività. Non dobbiamo avere paura delle produzioni estere perchè il gap rispetto alla nostra creatività, esperienza e conoscenza del prodotto è elevato. Noi costruiamo idee e a mio modo di vedere questa è la nostra forza, continuare ad affascinare il mercato. Chiaramente la componente della qualità è fondamentale e soprattutto nel mondo della pelletteria è diversa da prodotto a prodotto. Alcuni programmi ed articoli in cui mi sono imbattuto sono abbastanza qualunquisti sulla scarsa qualità del made in italy, sulla delocalizzazione “facile”. Non è così. Il sistema della moda italiano non può essere semplicemente esposto affermando che ci sono aziende in Italia che utilizzano manodopera a basso costo e non altamente specializzata. Noi in Italia abbiamo aziende che lavorano seriamente, che hanno tecnici e mandopera validissima. Il problema è che in un paese così avanzato come il nostro è difficile trovare giovani che vogliano intraprendere un'attività artigianale. Il sistema Italia è comunque in grado di controllare la qualità anche nei paesi delocalizzati, laddove la delocalizzazione sia possibile. Infatti a mio modo di vedere, è una scelta diversa sulla base della tipologia del prodotto. Per esempio il modello delle borse è delocalizzabile perchè modello unico senza taglia. Per quanto riguarda le calzature invece si tratta di prodotti, di taglie diverse, sviluppi di altezze di calzate specifiche, per cui se si vuol fare un prodotto di alta qualità quello non è delocalizzabile, rimane made in Italy ed è una fascia su cui noi stiamo puntando.

Avete acquisito numerosi marchi e licenze. Su quale basi avviene la scelta? Come individuare un outsider di successo?

Per quanto riguarda le licenze, sono abbastanza delicate perchè si gestisce un marchio appartenente ad un terzo e col quale ci si deve confrontare. Il successo o meno di una licenza parte innanzitutto dalla relazione che si riesce ad instaurare con la proprietà del brand e poi dipende dal fatto che le società che gestiscono queste licenze abbiano le prerogative giuste per poterle gestire. Noi cerchiamo di fare in modo che le licenze non superino mai una certa percentuale del nostro giro d'affari perchè potrebbe essere destabilizzante nel momento della scadenza. Per i marchi abbiamo individuato delle aziende che avessero delle grandi disponibilità sia di brand che di risorse umane e in cui i partner fossero degli imprenditori volonterosi non solo di monetizzare una parte della loro vita, ma anche di partecipare ad un progetto di crescita con l'appoggio di un gruppo che mettesse a loro disposizione energia e competenza.

L’ultima domanda vuole avere una veste spiritosa. Ci dia lo scoop da comunicare in anteprima ed esclusiva a finanza straordinaria.

Voi sapete che noi siamo molto attenti, diciamo che in un momento come questo, dove è così importante consolidare tutto quello che abbiamo, è ovvio che non ci siamo allontanati dal mercato e nel momento in cui ci fosse un'occasione importante non ci tireremmo indietro. Editor finanzastraordinaria © www.finanzastraordinaria.it 2009

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