Italia paradiso fiscale per le start up

Abbiamo già avuto modo di parlare della disposizione prevista in merito alle agevolazioni per gli investimenti in società di recente costituzione (art 68 TUIR, 6 Bis e Ter). Facendo un breve riepilogo si tratta dell’esenzione dall’imposizione fiscale per le persone fisiche, le società di persone e gli enti non commerciali riguardante le plusvalenze derivanti da investimenti in società nate da meno di 7 anni. Questo agevolazione si avvera quando si reinveste la plusvalenza (i soldi ricavati dall’investimento meno i soldi investiti) entro due anni in un’altra impresa (questa volta con meno di tre anni di vita e appartenente allo stesso settore). Nei limiti degli investimenti materiali e immateriali effettuati dalla società stessa. Le società possono essere di qualsiasi tipo, per azioni o Srl, quotate e non, più altri investimenti legati ad altri strumenti finanziari meno diffusi sebbene di grande interesse tra cui obbligazioni convertibili e opzioni call (diritto di acquisire azioni di una società ad un tempo futuro certo con un prezzo certo). Di quest’ultimi strumenti e delle loro grandi potenzialità in relazione alla normativa in questione ne parleremo però in un prossimo articolo. L’analisi del provvedimento nello specifico non è di interesse in questa circostanza quanto analizzare il motivo per cui a fronte di iniziative che puntano con tale precisione nella direzione di aiutare le imprese che tipicamente hanno più difficoltà ad accedere al credito (le imprese più giovani, attraverso lo strumento della detassazione di chi fornisce capitale) il risultato sia spesso assai deludente.

Stiamo forse anticipando i tempi, in effetti il provvedimento di legge produce risultati solo a partire da cessioni avvenute dal giorno 25 giugno 2008 ma l’impressione è quella di un’ennesima occasione sprecata. Il motivo? A nostro giudizio la mancanza di capacità da parte del sistema finanziario di fornire offerte convincenti per poter sfruttare l’occasione tributaria ma non solo, anche la società che gestisce Borsa Italiana ha mancato di intraprendere iniziative coerenti con i propri obiettivi e l’agevolazione stessa. E che dire delle associazioni imprenditoriali? Concentrando le nostre attenzioni su Borsa Italiana, perché la società che ha come scopo specifico portare in quotazione il maggior numero possibile di società non ha ancora impostato un marketing mirato alle giovani imprese promettenti evidenziando il cospicuo vantaggio che esse porterebbero in dote agli investitori in caso si quotassero e contestualmente facessero un aumento di capitale per finanziare gli investimenti? Ricordiamo che per le partecipazioni qualificate quotate ricomprese dalla norma in analisi (oltre il 5% di capitale posseduto o il 2% dei diritti di voto) sulle plusvalenze è necessario ricomprendere il 49,72% tra i propri redditi imponibili. Un vantaggio piuttosto cospicuo, non credete? Considerando che le società spendono somme importanti per fare una pianificazione fiscale che riduca le imposte sul reddito anche solo di qualche punto percentuale è auspicabile prendere in considerazione le imposte per i propri azionisti nella determinazione del ritorno medio sull’investimento e del tasso di rendimento atteso (non scomodiamo i Nobel Modigliani, Miller).

Come secondo aspetto, nient’affatto secondario, ci preme sottolineare come la permanenza obbligata all’interno del periodo temporale previsto dalla norma comporterebbe anche una maggiore incentivazione a quei comportamenti virtuosi dell’investitore che invece spesso cade vittima di un timing d’uscita dettato dall’emozioni e non da valutazioni razionali e alla società di borsa garantirebbe un mercato stabilmente liquido (ricordiamoci che le plusvalenze vanno reinvestite entro due anni). Si potrebbe dire: “due piccioni con una fava”. Ma è stagione di caccia per cui non ci facciamo grandi illusioni.

Tornando invece al sistema finanziario-bancario anche in questo frangente non ha manifestato grande interesse per l’agevolazione concessa ai propri clienti risparmiatori. Ma in questo caso i fattori sono troppi per poter essere trattati esaustivamente in un articolo come il presente. Si tratta di un insieme di fattori che qui ci limitiamo a citare per quel che più ci interessa: avversità alle start up e mancanza di capacità di generare prodotto finanziario ad alto valore aggiunto. Infine mi vorrei focalizzare anche sulle associazioni imprenditoriali. Possibile che i potenziali maggiori beneficiari di questo provvedimento non abbiamo avanzato alcuna proposta? Se la disposizione fiscale fosse portata a regime potrebbero avere un accesso a fonti di finanziamento aggiuntive, di questo periodo merce assai ricercata.

Essendo all’imprenditore preclusa l’applicazione della norma per investimenti effettuati nell’ambito della propria attività professionale perché allora non individuare e predisporre un meccanismo-veicolo, non società commerciale, per poter investire parte dei propri risparmi in ottemperanza di questa legge ed ottenerne vantaggi diretti (maggior ritorno sul capitale) e indiretti (maggiore capacità del sistema di generare risorse finanziarie aggiuntive per il finanziamento dell’imprenditoria) di cui anch’esso potrebbe infine averne benefici. Possibile che la categoria così attiva nel chiedere aiuti e diminuzione della tassazione non sia in grado di utilizzare uno strumento così generoso che è già stato messo a loro disposizione? Aggiungiamo che un iniziativa simile avrebbe anche una certa connotazione solidaristica all’interno della categoria. In un momento storico (o culturale) come l’attuale dove fare sistema, è il mantra recitato per far fronte ad ogni genere di crisi, sarebbe un atto di utile coerenza.

Questo è il primo corsivo che scriviamo da quando a settembre siamo diventati testata giornalistica registrata al tribunale di Milano. Per www.finanzastraordinaria.it , per i nostri utenti e alla luce del nostro impegno personale che vogliamo rimarcare: essere sprone con nuove idee, un’analisi prodromica alla ricerca di proposte concrete e soluzioni, lontani dalla sterile critica. Costruttivi potrebbe dire qualcuno ma il termine è ormai assai abusato. In precedenza qualcuno di voi avrà letto i nostri pezzi su altre testate ma questa mi sembrava un’ottima occasione per condividere con voi un momento importante della nostra iniziativa.

A breve daremo seguito a questo importante passo attraverso un restyling dell’intero sito a e una maggiore forza della nostra redazione. A proposito, se tra i lettori ci fosse qualcuno interessato a collaborare con noi per i nostri pezzi giornalistici siamo a disposizione. L’appuntamento con il corsivo sarà mensile, per ora, ma in ogni momento potrete scrivere le vostre proposte – idee al nostro direttore editoriale alla mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Vi aspettiamo numerosi come sempre.

20/01/2010 MA finanzastraordinaria.it 2010